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Storia delle Donne – Come capitalizziamo il “di più” femminile nella Scienza?

Oggi vi voglio parlare di donne e scienza e in particolare di come capitalizziamo le scoperte scientifiche e il lavoro delle tante scienziate.

Molto spesso quando si parla del rapporto Donne e Scienza si parla di Effetto Matilda o di difficoltà delle ragazze a scegliere materie della STEM. Tuttavia, cosa sappiamo delle nostre Antenate in campo scientifico? Esiste una capitalizzazione di ciò che hanno fatto le Scienziate?

Vi faccio qualche esempio.

18 luglio 1898 – Maria Skłodowska (Marie Curie) e Pierre Curie annunciano la scoperta di un nuovo elemento che chiamano Polonio.

«Crediamo che la sostanza che abbiamo tratto dalla pechblenda contenga un metallo non ancora segnalato, vicino al bismuto. Se l’esistenza di questo metallo verrà confermata noi proponiamo di chiamarlo Polonio» (in onore della Polonia, paese d’origine della scienziata naturalizzata francese e in “aiuto” alla causa dell’indipendenza polacca dall’impero russo).

Marie Curie vince il Premio Nobel per la fisica (insieme al marito e a Henri Becquerel) nel 1903 e il Premio Nobel per la Chimica nel 1911 ed è oggi considerata una delle scienziate più importanti del Novecento (e riposa al Pantheon insieme al marito una delle poche donne a ricevere tale onore).

19 luglio 1921 – nasce Rosalyn Sussman Yalow, Premio Nobel Medicina 1977.

“È di New York (Bronx). È una donna. È ebrea.” Con queste parole la Purdue University rifiutò la sua candidatura come assistente di fisica all’università, dopo la laurea. Eppure la determinazione e la caparbietà spinsero Rosalyn a sviluppare una nuova tecnica diagnostica – conosciuta come RIA (radioimmunoassay, ovvero dosaggio radioimmunologico) – che, attraverso l’uso di reagenti radioattivi, consente di misurare la concentrazione di ormoni e altre molecole all’interno del corpo. 

E per questo ricevette il nobel nel 1977. quando Science ha pubblicato la dissertazione tenuta in occasione della consegna del premio, la scienziata ha chiesto che fosse allegata la lettera di rifiuto ricevuto ventidue anni prima dal Journal of Clinical Investigation. 

Ecco le sue parole a Stoccolma un’ispirazione per tutte/i noi: “Non dobbiamo aspettarci che nell’immediato futuro tutte le donne possano ottenere piena uguaglianza e pari opportunità. Dobbiamo credere in noi stesse o nessuno crederà in noi; dobbiamo alimentare le nostre aspirazioni con la competenza, il coraggio e la determinazione di riuscire; e dobbiamo sentire la responsabilità personale di rendere più semplice il cammino per chi verrà dopo”.

20 luglio 1969 – 50 anni dall’allunaggio – perché solo blog e siti femministi parlano delle donne che parteciparono all’impresa? E perché in generale non parliamo di astronome, illustratrici e della partecipazione femminile alle scoperte scientifiche.

In un’epoca nella quale non si pensava certo a conquistare la Luna, l’incisora e illustratrice scientifica Maria Clara Eimmart crea oltre 350 disegni delle fasi della luna dall’osservazione attraverso un telescopio (Micrographia stellarum phases lunae ultra 300). Queste rappresentazioni sono diventate la base per una nuova mappa lunare. Dieci di queste tavole sono oggi conservate al Museo della Specola di Bologna.

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