• Pace non significa “solo” assenza di guerra

    Su Jane Addams davvero si è scritto troppo poco. 




    Questo è un suo pensiero sulla questione guerra – pace: 

    *Per Pace non si intende semplicemente assenza di guerra, ma il dispiegamento di tutta una serie di processi costruttivi e vitali che si rivolgono alla realizzazione di uno sviluppo comune. La Pace non è semplicemente qualcosa su cui tenere congressi e su cui discutere come se fosse un dogma astratto. Essa assomiglia piuttosto ad una marea portatrice di sentimenti morali che sta emergendo sempre di più e che piano piano inghiottirà tutta la superbia della conquista e renderà la guerra impossibile.*




    Jane Addams aveva il sogno di un mondo unito, un mondo nel quale tutte le persone potevano portare il loro contributo, esprimere il proprio talento, avere voce in capitolo. 


    Io credo che questo sogno rivive ogni volta che noi facciamo qualcosa, compiamo un’azione, realizziamo un nostro desiderio, andando al di là delle convenzioni sociali e di ciò che ci dicono essere giusto o sbagliato. Al di là delle grandi potenze, dei grandi uomini, c’è la libertà di autodeterminazione! 

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  • Trovare IspirAzioni ovunque

    Oggi in una libreria del centro di Torino ho trovato questo libro: il Metamorphosis insectorum Surinamensium di Maria Sibylla Merian.


    La Storia di Maria Sibylla Merian è racconta in un meraviglioso libro – Donne al margine di Natalie Zemon Davis. In questo libro Zemon Davis scrive la biografia di tre donne molto diverse tra loro (diverse per confessione religiosa) ma appartenenti tutte alla storia moderna (sono donne del 1600 circa). 

        

    Maria Sibylla è una pittrice e una botanica tedesca. La sua storia è un insieme di ispirAzioni incredibili per il desiderio di ogni persona. 
    Ogni tanto penso che dovremmo allenarci a desiderare di più e a credere nella Magia del Desiderio e nell’attrarre ciò che desideriamo. 

    Lei stessa scrive nell’Introduzione al libro citato sopra


    In gioventù mi dedicai a ricercare insetti: cominciai con i bachi da seta nella mia città natale di Francoforte. Osservai poi che essi, come altri bruchi, si trasformavano in belle farfalle notturne e diurne. Questo mi spinse a raccogliere tutti i bruchi che potevo trovare per osservarne la trasformazione. Ma, per disegnarli e descriverli dal vero con tutti i loro colori, ho voluto esercitarmi anche nell’arte della pittura.

    Ciò che trovo interessante è che la Merian si dedica agli interessi nonostante l’immaginario negativo del tempo. In una concezione che risale ad Aristotele, infatti, gli insetti sono considerati beste diaboliche risultato di una putrefazione. Nel suo laboratorio, invece, Sibylla scopre la metamorfosi dei bruchi in farfalle. E questa sua passione, negli anni successivi la porterà fino in Suriname dove raccoglierà e dipingerà piante e insetti ancora sconosciuti in Europa. 


    In un periodo nel quale occuparsi di insetti non era visto di buon occhio – come non lo era il viaggiare da sola o il dedicarsi alla pittura – Maria Sibylla Merian ci insegna a seguire i nostri desideri e a non lasciarci catturare dagli stereotipi dei nostri tempi. 

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  • ispirAzioni

    A volte l’accadde oggi di Facebook ripropone pensieri positivi che ci fanno stare bene.


    Come per esempio 



    Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi ed impegnati possa cambiare il mondo. In verità è l’unica cosa che è sempre accaduta [Margaret Mead]





    Riprendere il nostro potere quotidiano, di azione, di pensiero e di desiderio è ciò che cerco di fare io e di proporre in questo spazio. Perché è la possibilità che apre a nuovi orizzonti e a nuove strade, rendendo possibili scenari fino a ora fuori dal nostro immaginario. 
    Cambiare l’immagine del cambiamento è fondamentale per spingerci a creare una società non oppressiva, egualitaria e all’espressione della nostra visione del mondo e dei rapporti.  
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  • Osare la libertà… [anche attraverso la ricerca]

    Fare ricerca per me significa approdare in spazi e tempi sconosciuti. 
    Rivedere ciò che credevo naturale e avere la consapevolezza che c’è stato un preciso momento in cui è stato pensato e costruito culturalmente e che solo l’abitudine e il tempo ce lo fanno percepire come archetipico. 
    Osare cambiare il mondo che mi circonda.
    Osare realizzare i miei desideri.
    Combattere le mie paure. 
    Vivere. 

    Per la ricerca che sto seguendo in questo momento, un misto di cinema muto italiano, storia delle donne e archeomitologia femminista, sto leggendo molto materiale sullo sciamanesimo femminile. 

    Ho trovato queste due poesie che sono un tuffo nella libertà    



    Io sono aria
    e l’aria non la puoi richiudere.
    Io sono acqua
    e l’acqua non la puoi contenere.
    Io sono fuoco
    e il fuoco non lo puoi controllare.
    Io sono terra
    e la terra non la puoi imbrigliare.
    Io sono spirito
    e lo spirito non lo puoi domare.
    Io sono figlia della Madre
    aria, acqua, fuoco, terra e spirito,
    impastati nel suo grembo
    e cullata sul suo cuore pulsante.
    Vedi?
    La sua scintilla divina
    brilla in fondo ai miei occhi,
    per quanto spenti essi siano,
    pulsa nel mio cuore
    per quanto triste esso sia.
    E per quanto stanca, ferita,
    umiliata e sconfitta io possa essere,
    da Lei ricomincerò a brillare,
    ed in Lei riprenderò a vivere.

    Petra



    Il cerchio ha il potere di guarigione.
    Nel cerchio, siamo tutti uguali.
    Nel cerchio, nessuno è davanti a voi.
    Nessuno è dietro di voi.
    Nessuno è di sopra di voi.
    Nessuno è di sotto di voi.

    Il cerchio sacro è progettato per creare unità.
    Il cerchio della vita è anche un cerchio.
    In questo cerchio c’è posto per ogni specie, ogni razza, ogni albero e ogni pianta.
    E ‘questa la completezza della vita che deve essere rispettata perchè
    sia ripristinata la salute e il benessere del nostro pianeta.

    Dave Chief, Oglala Lakota

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  • Desiderio (vinci tu…)

    Oggi ho un desiderio che non mi esce dalla testa.
    E mi fa bene
    E mi fa male
    Ma c’è ed è difficile farlo scomparire

    Ho trovato questa poesia assolutamente adatta

    Danzate nel Vostro Sacro Fuoco

    Shakti è ciò che si muove, che danza,
    che respira, che si estende al di là di
    quello che si è sognato per se stessi.
    Shakti è ciò che spinge il seme a germogliare,
    l’universo ad espandersi, l’uccello a migrare,
    è l’energia nucleare al centro di tutte le cose.
    Il modo più diretto che possiamo sperimentare la potenza della Shakti
    è l’urgenza che brucia di desiderio.
    (Sì, tuffiamoci sorelle, proprio in quel calore.)
    Il desiderio può essere veleno,
    e il desiderio può essere la medicina.
    Sappiamo tutti come possiamo perderci nelle ossessioni,
    nelle dipendenze, nel desiderio senza fine e nel bisogno.
    Si ~ ~ desiderio lasciato nell’inconscio,
    può condurre verso luoghi bui.
    Ma lo stesso desiderio, radicato nel servizio,
    è il tuo elisir di lunga vita.
    Abbiate il coraggio di desiderare di dare i vostri doni , il desiderio
    di un mondo migliore, il desiderio di vivere con l’amore, per creare
    bellezza, che sarà nutrimento per tutti noi.
    Il coraggio di lasciare che quella fiamma sacra dentro di voi
    cresca calda e pericolosa,
    e sarete in grado di guardare il mondo dritto negli occhi,
    e dire
    oh sì, ho visto nella profondità della bellezza
    e io non mi accontento di niente di meno.

    Danzate nel Vostro Sacro Fuoco.




    l’urgenza che brucia di desiderio rimodula il mio rapporto col tempo …

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  • Segnali ovvero W il senso unico !!

    Stamattina una mia amica mi ha raccontato di una sua (dis)avventura relazionale.
    Di come pensava che da una relazione potesse nascere qualcosa di diverso e di come invece l’altra persona sia poi scappata – lei dice – davanti a un’ambiguità dissolta.

    Mentre mi raccontava degli incontri con l’altra persona mi chiedevo cosa ci spinge a pensare che una persona possa provare interesse nei nostri confronti.

    Cosa rende una carezza, un bacio sulla guancia, un tocco, diverso?
    Cosa ci fa credere che una persona provi interesse per noi?
    Perché il valore che diamo a determinati gesti cambia in base a chi li fa. I gesti non sono mai oggettivi, ma assumono un piacere diverso se li riceviamo da determinate persone.

    Dopo il piacere del gesto, del desiderio, delle aspettative, la mia amica si è scontrata con la dura realtà. L’altra persona si è ritirata, nascosta, sottratta al rapporto. Facile dire che fosse disturbata mentalmente [i problemi più o meno li abbiamo tutte] più difficile superare il rifiuto. 
    Partono quindi mille domande: perché ha fatto quel gesto? perché mi ha detto quella parola? era consapevole? c’è un significato nascosto in uno sguardo di sfuggita, un tocco, un sorriso appena accennato? Che senso ha fare quelle battute? c’è un messaggio che dovevo cogliere? un messaggio da decifrare? una risposta da dare? E via con mille paranoie.

    Perché nei film, nei libri, nelle soap opera ci sono sempre i silenzi, i sospiri che ci fanno credere che ci sia dell’altro rispetto a ciò che udiamo, vediamo, tocchiamo. E allora ci aspettiamo anche noi un happy ending, un capovolgimento della situazione a nostro favore. Perché se noi sentiamo così forte ciò che c’è con l’altra persona, come può lei rimanere insensibile, sorda, cieca al richiamo dell’amore? Come può farsi annientare dalla paura, dal timore di un rifiuto, dalle difficoltà che potremo incontrare? Come può sottrarsi, tacersi, trattarci con indifferenza o addirittura male?

    La mia amica essendo poeta ha sublimato questa esperienza scrivendo alcune poesie contenute nel suo ultimo libro. E alla presentazione io ero seduta vicino alla persona a cui erano dedicate – oggi lo so. Che sensazione può dare essere le destinatarie di parole così profonde?

    Giudicate voi …

    M’impongo un assedio lento, discreto.
    Trattengo le parole.
    Non varco mezzo metro sul divano.

    E’ febbre il desiderio di lontano.   

    Bollettino della sera 
    Incredula d’aver già meritato
    sì acerbo castigo
    ascrivo il tuo silenzio a un viaggio
    senza telefonino.
    (Ho riletto di Orlando
    quando, prima di smarrire il senno, 
    che certo Angelica di sé dicesse
    col nome di Medoro
    finché poté si finse).
    Eziologia del fallimento del primo appuntamento
    E dire che il tappo era perfetto,
    morbido e caldo l’elisir ambrato,
    non scelte a caso le paste di meliga
    – antiche varietà
    di mais in etichetta –
    e le ceramiche monregalesi
    bianche e blu, comme il faut, dipinte a mano.
    Riconosco, però,
    ho omesso di scoparti sul divano.
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  • Persone che non si toccano

    Voglio riportare alcune righe scritte da Shere Hite a proposito di “Donne che non si toccano” anche se credo che sia un ragionamento applicabile a tutti i tipi di relazioni con il desiderio che ci toccheremo di più lasciando fluire i nostri desideri …

    Esistono molte manifestazioni verbali tra le donne, come
    telefonarsi con regolarità e anche visive, per esempio guardarsi negli
    occhi. Ma uno dei problemi maggiori nelle amicizie femminili è la
    mancanza di affetto a livello fisico. Le donne apprezzano le tante
    meravigliose manifestazioni affettive da parte delle amiche; tuttavia la
    fisicità è proibita, a eccezione dei baci o degli abbracci di
    saluto, perciò nella maggior parte dei casi questa espressioni affettive
    si limitano esclusivamente al livello verbale. Nelle mie ricerche, tra
    tutte le donne intervistate ho trovato solo rari esempi di persone che
    esprimevano il loro affetto fisico al di là dei baci di saluto. Per
    esempio, pochissime guardavano la televisione abbracciate, per quanto
    l’argomento fosse emerso nel primo rapporto Hite sulla sessualità
    femminile. Perchè l’intimità fisica nella nostra società deve essere
    tutto o niente, vero sesso o nessun contatto fisico? Si tratta di un’area
    ancora rigorosamente tabù per le donne, anche più del lesbismo.

    STARE VICINE
    Nella
    nostra cultura c’è fame d’amore; nelle amicizie le manifestazioni
    fisiche di affetto sono diminuite nel xx secolo rispetto al
    precedente,specialmente tra donne, ma anche tra uomini. Tutti hanno
    bisogno di affetto fisico, di non dormire sempre da soli. Ora che nelle
    nazioni più importanti metà della popolazione vive da single, in che modo
    ci si può procurare affetto? Così com’è strutturata attualmente,la
    società permette la condivisione di un’affettività fisica prolungata
    solo con un compagno o con il consorte. Come mai la nostra fisicità è
    stata talmente soffocata che chiunque tocchiamo per più di un minuto è
    considerato un amante? Come mai l’unico modo per ricevere calore fisico,e
    non per un solo istante, è quello di avere rapporti sessuali? Uno dei
    maggiori problemi insito nella nostra cultura è la negazione del valore e
    della “bontà” insite nella vita del corpo. La maggior parte delle donne
    sente che non è giusto coccolarsi abbracciate per un paio d’ore con
    un’amica a cui si vuole bene e che si conosce magari da anni,guardando
    la televisione oppure facendo un sonnellino. Perchè? Ciò che al tempo
    della scuola è ancora possibile diventa sempre più inaccettabile a mano a
    mano che diventiamo adulte. Un contatto fisico e intenso e protratto nel
    tempo è proibito. La nostra definizione di sesso è in moltoi casi troppo
    rigida per soddisfare davvero la vita sensuale. “Perchè il sesso
    dovrebbe essere definito un amplesso che porta all’orgasmo?”. E’ questa
    la domanda che si pone il primo rapporto Hite. Il sesso convenzionale è
    un insieme di attività programmate e prevedibili,in cui ai preliminari
    fa seguito la penetrazione, quindi l’amplesso e che culmina nell’orgasmo
    maschile:insomma lo scenario della riproduzione. E’ ciò che si vede in
    quasi tutti i film commerciali che hanno scene di sesso e anche nei
    video erotici; le donne riferiscono che è questa l’organizzazione di
    base che la maggior parte degli uomini si aspetta in un rapporto
    sessuale,preliminari di vario genere a cui fa seguito, come “condizione
    necessaria e sufficiente”, l’orgasmo in vagina. Ma quanti uomini lamentano
    il timore di non avere l’erezione? Sarebbe più gratificante per
    tutti, donne e uomini, se il sesso non venisse definito e diventasse un
    vocabolario personale dei modi in cui gli individui, seguendo le proprie
    emozioni, si esprimono reciprocamente con un ampia gamma di sfumature,e
    che solo a volte porta, attraverso varie modalità,alla penetrazione e
    all’amplesso.

    BACI, ABBRACCI E TENERE PAROLE
    Le lettere e i
    diari dellìepoca vittoriana dimostrano che le donne,sia a voce sia per
    iscritto,si esprimevano in maniera molto più intima di quanto non
    avvenga oggi,usando frasi come:”Mia carissima…” “Quando sono con te il
    mio cuore canta…” Oppure ricordando i momenti trascorsi insieme: “Il
    tuo calore era ovunque…”. Erano frasi molto diffuse e si ritrovano un
    pò ovunque nei documenti scritti dalle donne del XIX secolo. Inoltre era
    abbastanza comune camminare in pubblico abbracciate o mano nella
    mano, senza che fosse considerata una stranezza o qualcosa di insolito, ma
    solo un segno di amicizia. Oggi questa eredità permane nel bacio sulle
    guancie che alle donne, ma meno agli uomini, è consentito scambiarsi come
    abitudine quando si incontrano e si congedano, tenendosi comunque a una
    distanza tale da impedire alle parti del corpo che si trovano sotto il
    collo di toccarsi.

    ESPRIMERE AMORE
    Non c’è nulla di sbagliato
    nell’usare verso un’amica espressioni come “tesoro”,”ti voglio tanto
    bene”, normalmente destinate a un compagno,se ciò rivela i nostri
    sentimenti; dovrebbe essere possibile esprimere calore fisico e intimità
    senza che ogni gesto con intensità o valenza erotica venga inteso come
    un preliminare al sesso. Esistono diversi modi, ancora oggi piuttosto
    inesplorati, attraverso cui scambiarsi il calore di un contatto
    fisico. Per esempio può essere molto erotico e appagante il fatto stesso
    di guardarsi intensamente, oppure di premere i corpi l’uno contro l’altro
    a lungo, in piedi o sdraiati, forse uno dei bisogni e dei piaceri più
    importanti dell’essere umano. E nonostante questo, l’unico modo per
    ricevere un contatto pieno e gratificante che duri più di un minuto
    avviene attraverso il sesso. Perchè? Anche queste molteplici maniere di
    toccarsi e stare vicine possono diventare parte dei nostri nuovi
    progettti di vita.

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  • educazione relazionale o “il piacere è mio e me lo voglio gestire io”

    Lo scorso weekend sono
    stata a Livorno per la seconda edizione del feminist blog camp. Gli
    incontri dei tre giorni mi hanno aperto ancora di più gli occhi
    sulla potenzialità del web e dei blog, mi hanno fatto conoscere
    nuovi orizzonti (come l’antispecismo) e soprattutto incontrare alcuni
    uomini che lavorano su loro stessi e con altri (uomini e donne) per
    una società non sessista. Uomini che riconoscono come l’oppressione
    femminile sia da rimuovere per una società più libera e felice,
    dove tutti e tutte si possano esprime liberamente.
    Per ora rimane
    un’intuizione da sviluppare, ma mi riprometto di lavorare sul piacere
    e sulle relazioni. Sempre più spesso ritorna l’idea di introdurre
    l’educazione sessuale nelle scuole. Ho tuttavia l’impressione che con
    educazione sessuale ci si fermi ai metodi contraccettivi, alle
    malattie sessualmente trasmissibili, forse a discorsi
    sull’interruzione volontaria di gravidanza. Che sono importanti, ma
    non inclusivi (soprattutto per il genere maschile).
    Preferirei, quindi,
    parlare di educazione relazionale. Perché se è vero che fin
    dall’infanzia veniamo educati ed educate ai ruoli (vedi Dalla parte
    delle bambine di Elena Gianini Belotti) è altrettanto vero che
    un’educazione relazionale attenta al rispetto dei generi può essere
    di grande aiuto nel costruire relazioni soddisfacenti per entrambi.
    A questo proposito voglio riportare
    alcune righe di un volantino che ho trovato a Livorno.
    “Il responsabile della
    oppressione delle donne e delle violenze sessuali che subiscono non è
    l’esistenza della libido maschile ma proprio la legittimazione che dà
    la società alla sua espressione. Esiste l’approccio comune che il
    maschio possiede un desiderio innato troppo forte, simile alle altre
    esigenze corporee come mangiare e bere. Questo approccio vede il
    desiderio maschile come attivo. A differenza del desiderio femminile,
    che va percepito come debole e passivo. Secondo questo approccio,
    visto che gli uomini hanno un desiderio sessuale forte che “deve
    essere soddisfatto”, è solo naturale (e quindi anche legittimo)
    che lo esprimano e cerchino di sfogarsi, anche se questo significa
    fare del male alle donne – dopo tutto non si può fermare un
    bisogno del corpo. Da questo derivano fenomeni sociali come
    l’oggettificazione delle donne, molestie sessuali, la voglia di
    possedere molte donne, il consumo di sesso e/o pornografia, ecc…”
    Non è molto più
    gratificante abbandonare l’opposizione tra desiderio attivo maschile
    e desiderio passivo femminile per dare vita a relazioni basate sul
    rispetto delle due persone come soggetti? Soggetti che hanno desideri
    differenti e che li giocano insieme attivamente nel loro rapporto?
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  • il personale è politico (anche in amore)

    Caro universo,
    scusa il ritardo con cui ti scrivo, ma credo sia giunto il
    tempo in cui non posso più aspettare e questa lettera deve essere scritta e
    spedita. Mi hanno detto che tu realizzi tutti i sogni delle persone, ma che per
    farlo hai bisogno che le persone sappiano ciò che vogliono. La condizione che
    richiedi per esaudire i nostri desideri è un atto di coraggio: metterli per
    scritto, farli uscire da noi in modo che arrivino a te. Ecco il senso di questa
    mia lettera. Spero vorrai aiutarmi. Scegli tu tempi e modi io saprò
    riconoscerli. Queste sono le caratteristiche del mio uomo ideale – tanto per
    non perdere ulteriore tempo:
    1.     
    coraggioso: che sappia esprimere i propri
    sentimenti, i propri desideri, che voglia trovare le condizioni per realizzarli
    aldilà di ciò che prescrive la società in cui abita
    2.     
    allegro: che abbia un sorriso aperto, che non
    abbia paura a mostrarlo, che sia il benvenuto per ogni persona che incontra
    3.     
    intelligente e acuto: che riesca a capire le
    situazioni che vive, che sappia trarne il meglio, che sappia andare oltre le
    provocazioni e le polemiche
    4.     
    generoso: che sappia il valore della
    condivisione, che non abbia paura che gli vengano rubate idee, parole, che sia
    sicuro di ciò che ha perché è espressione della sua essenza
    5.     
    che abbia cura del mondo: che riconosca il
    valore della bellezza, che sappia che chi ha pensato a questo meraviglioso
    mondo che ci circonda e gli renda grazie, che sappia che ogni gesto di cura
    salva il mondo
    6.     
    alto: qui non c’è molto da dire, teniamo conto
    che io sono 1,75m e che ho anche delle simpatiche scarpe col tacco che ogni
    tanto mi piace indossare
    7.     
    curioso: che abbia voglia di fare nuove
    esperienze, che sappia che la vita è cambiamento continuo
    8.     
    ottimista: che sappia cogliere il meglio da
    tutto ciò che accade, che sappia riconoscere che tutto ciò che accade, accade
    per insegnarci qualcosa, che sappia affrontare il dolore e la sofferenza
    sapendo che c’è qualcosa oltre di importante e prezioso che lo aspetta
    9.     
    pulito: che abbia cura del proprio corpo e
    dell’ambiente dove vive, che li celebri come estensione di sé che riconosca
    nella pulizia il principio della bellezza
    10.  educato:
    che sappia utilizzare il sapore massimo di ogni parola, che abbia una proprietà
    di linguaggio adeguata ai discorsi che fa, che sappia trattare ogni persona che
    incontra con rispetto
    confidando in te e nella tua immensa generosità, con tanto
    affetto
    Aurora 
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  • Inventiamo il mondo

    Da oggi pomeriggio e fino a domenica sera Torino ospiterà un convegno internazionale che già dal titolo Culture indigene di pace. Donne e uomini oltre il conflitto apre alla conoscenza di un mondo in cui la gestione del conflitto trova soluzioni alternative alla violenza

    http://www.associazionelaima.it/

    Una delle organizzatrici è una mia cara amica e mi ha chiesto di partecipare portando i saluti di una delle istituzioni che hanno patrocinato il convegno. E’ la prima volta che faccio un’esperienza del genere, ossia parlare per conto delle istituzioni. Non volendo essere noiosa e decidendo di rispettare rigorosamente il termine dei dieci minuti ho preparato questo testo che voglio condividere con voi …

    Buongiorno a tutte e a tutti
    anch’io
    vi porto i saluti della Commissione per la realizzazione delle Pari Opportunità
    Donna-Uomo della Regione Piemonte.
    Ringrazio
    l’associazione Laima – Morena, Sarah e Monica – per averci chiesto di essere
    presenti in questa occasione che voglio sottolinearlo è un convegno
    internazionale organizzato interamente dal basso. Ho scelto quindi di
    condividere con voi queste riflessioni che mi pare vadano nella stessa
    direzione scelta dalle organizzatrici e realizzata da tutti e tutte noi qui
    presenti.
             Vi voglio prima dire quali sono a mio
    avviso i motivi che rendono fondamentale la presenza della Commissione: sempre
    più spesso alla televisione e sui giornali ci dicono che “la Democrazia è in
    pericolo”. Al concetto di democrazia nel nostro immaginario viene legato quello
    di libertà. Perché il contrario della democrazia è la dittatura sistema in cui
    le libertà sono per definizione annullate. Ma di quale democrazia stiamo
    parlando? Recentemente ho letto un libro di una teologa svizzera Ina Preaotirus
    – che mi fa piacere citare in questa occasione – per la quale non è
    trascurabile che la concezione occidentale di libertà sia nata in una società
    che non riconosceva la piena appartenenza al genere umano a molte categorie di
    persone, tra cui donne, schiave e schiavi. L’antica Grecia nel momento in cui
    ha stabilito la gerarchia dei rapporti tra sfere superiori, libere, e sfere
    inferiori, dipendenti, ha posto le fondamenta per un’interpretazione illusoria
    della libertà che tuttora ci accompagna producendo effetti distorti nella
    nostra società e nel rapporto tra uomini e donne. La definizione di superiore e
    inferiore nasconde l’origine di un vittorioso e di un vinto. In questo senso
    l’uguaglianza è quanto si offre ai colonizzati sul piano delle leggi e dei
    diritti. L’uguaglianza è il principio in base al quale l’egemone continua a
    condizionare il non egemone come ha scritto negli anni 70 Carla Lonzi.
             Le commissioni Pari Opportunità sono
    state pensate come luoghi di democrazia per rimuovere gli ostacoli che di fatto
    costituiscono discriminazione diretta o indiretta nei confronti delle donne.
    Una delle funzioni della Commissione è la promozione di occasioni di confronto
    culturale sulla condizione femminile e sull’immagine della donna, contribuendo
    alla elaborazione di comportamenti differenti. Se infatti c’è uno stare tra
    donne basato sulla tradizionale complicità e solidarietà femminile, sempre più
    frequenti sono le situazioni in cui le donne si trovano in un mondo che è stato
    disegnato dagli uomini e in cui la loro presenza non era prevista e rischia di
    non essere percepita come portatrice di una differenza in grado di creare un
    altro ordine di rapporti.
             Come si può organizzare una società in
    cui ogni persona sia al tempo stesso libera e dipendente, serva e sia servita,
    definisca e sia definita, agisca in molteplici processi di scambio? Ecco allora
    che questo convegno può essere l’occasione in cui tali pratiche vengono fatte
    conoscere aiutandoci a modificare il nostro immaginario legato al concetto di
    potere e di giustizia. Farsi giustizia è un’espressione che nella nostra
    società occidentale indica una ricerca di giustizia personale e privata, perciò
    riprovevole. La rivolta femminista, oltrepassando il confine pubblico/privato,
    ci esorta a cominciare ad agire nella realtà con criteri, misure, valori
    indipendenti da quelli dominanti. Cominciare a fare giustizia senza affidarsi a
    tribunali e leggi valorizza la propria autorità in quanto forza simbolica che
    può contrastare la paura del potere. La rivoluzione che conta è quella che
    avviene nell’immaginazione e da tale rivoluzione scaturiranno altri
    cambiamenti. Tutte le trasformazioni hanno in comune il fatto di avere inizio
    nell’immaginazione e nella speranza. Sperare è puntare sul futuro, sui propri
    desideri. Speranza significa che un altro mondo potrebbe essere possibile, non
    promesso, non garantito. La speranza richiede quindi azione: tutto può accadere
    e tutto dipende dal nostro agire o dalla nostra mancanza di azione. La speranza
    è un atto di sfida che abbraccia l’essenziale inconoscibilità del mondo, le
    rotture con il presente, le sorprese. È vero che negli ultimi decenni lo stato
    del mondo è peggiorato in modo drammatico se lo misuriamo sul piano materiale
    con la brutalità delle guerre, l’emergenza acqua e cibo e i feroci attacchi
    contro l’ambiente, ma abbiamo anche elaborato un enorme numero di attività
    immateriali – diritti, concetti, parole, pratiche – che rappresentano uno
    spazio vitale e gli strumenti con cui possiamo affrontare queste atrocità. La
    globalizzazione non è solo omologazione e accentramento del capitale da parte
    delle multinazionali, c’è una globalizzazione della comunicazione e delle idee
    che ne costituisce l’antitesi (Rebecca Solnit, Speranza nel buio. Guida per cambiare il mondo).
            
             Di conseguenza mi piace pensare a
    questo convegno come al catalizzatore che ci mostri le forme originali della
    concezione di potere esistenti nel mondo, diverse da quelle che ci hanno
    insegnato a scuola. Il capitalismo e il socialismo di stato non racchiudono
    tutte le possibilità di convivenza poiché le società indigene agiscono spesso
    modalità significativamente diverse per immaginare e amministrare i sistemi
    sociali ed economici oltre che per collegare la spiritualità e la natalità alla
    politica. La natalità esalta il simbolico della dipendenza e riporta al centro
    della convivenza l’ambiente domestico quale luogo primario di cura della vita a
    scapito del mercato e delle sue regole escludenti. L’essere partoriti ci segna
    per tutta la vita come esseri dipendenti, bisognosi dell’altra o dell’altro nei
    quali rimane collocata la nostra libertà. Libertà non significa più rendersi
    indipendenti da tutto e da tutti bensì che ogni persona possa partecipare al
    gioco del mondo con nuove pratiche poiché con la propria nascita si è dato
    inizio a qualcosa di nuovo. Al cuore di questo processo c’è la restituzione
    alle persone della loro capacità creativa e la riattivazione del loro
    potenziale di intervento diretto nel mondo. Le persone non sono più intese come
    consumatrici ma come produttrici di significato. La democrazia diventa quindi
    una forma politica in cui uomini e donne continuamente re-inventano il mondo
    grazie alla loro immaginazione, alle relazioni e alle pratiche che agiscono tra
    loro.
             A queste pratiche in cui il bisogno
    simbolico di autorità viene accordato all’amore per la libertà il movimento
    femminista italiano degli anni 70 ha dato il nome di politica del desiderio: le
    azioni diventano segni e insieme strumenti non soltanto di resistenza ma di
    libertà. Il desiderio che sa combinare la vita, continuamente ricontrattato con
    la realtà che ci circonda e che mira a un guadagno di essere. A un di più di
    essere, come dice Luisa Muraro. Il mio augurio per questi giorni quindi è
    quello di inventare tutti e tutte insieme il mondo in cui vogliamo vivere.
    Dipende da noi.  
    Ake Dama e Najin Lacong esponenti del popolo Moso. I Moso vivono in Cina e sono un esempio di società che non produce i conflitti e le violenze tra i sessi che il senso comune generalmente attribuisce alla “natura umana”.
    condividimi!