• Le marce per il voto negli Stati Uniti

    Il diritto di voto (attivo e passivo) per le donne è stata una vera e propria conquista in qualunque paese, anche in quelli che oggi pensiamo più avanzati in termini di democrazia e diritti per le donne. Per esempio negli Stati Uniti dalla Convention di Seneca Falls del 1848 da cui uscì la famosa Dichiarazione dei Sentimenti, si deve aspettare il 18 agosto 2020 per il XIX emendamento relativo al suffragio femminile. Sì quest’anno (siamo nel 2020!) il diritto di voto negli Stati Uniti compie i suoi primi 100 anni e per l’occasione verrà inaugurata la prima statua di personagge storiche a Central Park a New York.

    In tutti questi decenni le donne fanno molte dimostrazioni pubbliche per rivendicare i propri diritti, come per esempio le suffrage hikes (marce per il suffragio). Il 16 dicembre 1912 parte la prima marcia da Manhattan ad Albany. Vengono percorsi 273 chilometri in tredici giorni, affrontando le avversità atmosferiche, incluse pioggia e neve durante il percorso. Durante il percorso, le suffragiste distribuiscono volantini e tengono discorsi.

    suffrage hikes, 1912

    Le maggiori partecipanti alle marce, e le sole che coprirono l’intera distanza, furono la giornalista Emma Bugbee, Ida Craft, Elisabeth Freeman, e Rosalie Gardiner Jones, l’organizzatrice della marcia.

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  • Dove stanno andando a finire i diritti umani?

    Oggi si celebra il solstizio di inverno.
    Un momento magico perché dopo il periodo di buio la luce torna a crescere nelle nostre giornate.

    E io voglio celebrarla con due notizie che mi hanno colpita molto questa mattina.

    La prima è la sentenza della Corte Costituzionale nella quale la Corte si esprime a favore dei diritti umani e contro il pareggio di bilancio. Ossia il diritto di alcuni disabili a vedersi erogato un servizio di trasporto, tagliato per “ragioni di bilancio” dalla Regione Abruzzo.

    Come è possibile che il diritto di queste persone sia messo in secondo piano da un pareggio di bilancio? Ma soprattutto come è possibile che non si veda in questo servizio qualcosa di più che un semplice costo?

    La seconda notizia si riferisce all'(ennesimo) articolo che traccia una condizione dei lavoratori e delle lavoratrici della logistica in Italia. Dopo H&M ecco l’inchiesta su Amazon. Mi viene in mente il meraviglioso lavoro di ricerca sul campo che Simone Weil fece negli anni Trenta quando decise di andare a lavorare alla catena di montaggio della Renault. Potete leggere il suo resoconto (comprensivo non solo del lavoro svolto ma anche delle emozioni legate al lavoro, agli orari, alla catena di montaggio) nel libro La condizione operaia.

    Ora mi chiedo possiamo noi intervenire in qualche modo per cambiare questa perdita di orientamento sul valore e la difesa dei diritti umani? Sì certo possiamo sempre fare qualcosa anche se ci sembra che i massimi sistemi siano altrove, che le decisioni le possiamo solo subire. Mi viene in mente ciò che fecero nel 1915 alcune donne tra cui il premio Nobel per la Pace 1931 Jane Addams con la loro marcia a favore della fine della Prima Guerra Mondiale. E dico sì possiamo fare, anche se sembra poco o ininfluente. Possiamo sempre scegliere di agire per il bene e per la pace.

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  • Date importanti (o del Coraggio Oltraggioso di Rosa Parks)

    So che la maggior parte delle persone è concentrata sul 4 dicembre e sul referendum sulla Costituzione. A me però oggi interessa parlare di un altro fatto, molto importante, che è importante ogni anno ricordare e onorare. 


    Il 1 dicembre 1955, la sarta e attivista per i diritti degli afroamericani Rosa Parks decide di non cedere il posto in cui si era seduta – su un autobus che la riportava verso casa dopo una lunga giornata di lavoro – a un “bianco” come la legge dell’Alabama prescriveva.  


    Il suo atto di Coraggio Oltraggioso fu di ispirazione per il boicottaggio degli autobus e fu uno snodo importate al processo di rivendicazione dei diritti da parte degli afroamericani. 



    Ciò su cui voglio porre attenzione è il dialogo tra Rosa Parks e il poliziotto che l’arrestò. Al poliziotto Rosa chiese “perché mi stai arrestando? Io sono salita sul bus per tornare a casa, non per essere arrestata” e lui risposte “non lo so, ma la legge è la legge e tu sei in arresto”. 



    Ai miei occhi e al mio cuore chi si rende complice di una legge ingiusta è molto più colpevole di chi la infrange.  





    Oggi ripensando all’episodio di Rosa Parks la maggior parte delle persone potrebbe dire che non è più possibile che ci siano leggi così escludenti, che i diritti sono garantiti, eppure quante sono le leggi (in)giuste di cui siamo complici? Quanto ci ribelliamo alle leggi ingiuste? Come lo facciamo? Siamo in grado di riconoscere le ingiustizie di cui siamo vittime o sono vittime altre persone? Io me lo chiedo. 


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