• ispirAzioni

    A volte l’accadde oggi di Facebook ripropone pensieri positivi che ci fanno stare bene.


    Come per esempio 



    Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi ed impegnati possa cambiare il mondo. In verità è l’unica cosa che è sempre accaduta [Margaret Mead]





    Riprendere il nostro potere quotidiano, di azione, di pensiero e di desiderio è ciò che cerco di fare io e di proporre in questo spazio. Perché è la possibilità che apre a nuovi orizzonti e a nuove strade, rendendo possibili scenari fino a ora fuori dal nostro immaginario. 
    Cambiare l’immagine del cambiamento è fondamentale per spingerci a creare una società non oppressiva, egualitaria e all’espressione della nostra visione del mondo e dei rapporti.  
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  • Questioni di peso

    Dopo la parentesi australiana mi sto ributtando negli eventi torinesi.
    Ieri sera presentazione del libro di Gian Enrico Rusconi, Marlene e Leni. Seduzione, cinema e politica, Feltrinelli 2013. Tralascio di provare a chiedermi e a rispondermi perché un professore emerito, politologo e storico arrivato a una certa età e con aria da guascone si metta a scrivere un libro di cinema perché lui non scrive di cinema, scrive un libro su due donne che in un qualche modo sono anche nel suo immaginario e non solo in quello delle Repubblica di Weimar.
    Rusconi fin dall’inizio ammette di parteggiare per Marlene (Dietrich) e lo si capisce bene perché le dedica quasi tutto l’intervento. A Leni rimangono le briciole. A noi (io e mie due amiche) che pazientemente lo ascoltiamo neanche quelle.

    Tuttavia, e direi per fortuna, mentre lui parla ecco la prima illuminazione della serata: la maggior parte delle donne che conosco quando parla in pubblico è agitata, emozionata, si prepara come se il giudizio del pubblico la spedisse direttamente all’inferno o in paradiso. Gli uomini no. Alcuni di loro riescono a far passare in queste presentazioni un misto di supponenza e arroganza da Superuomo. Lo si sente nel tono della voce, lo si percepisce nella comunicazione verbale e non verbale.

    C’è da ragionare su questa suggestione. Le donne ora possono parlare in pubblico ma come ci stiamo davanti a una platea? riusciamo a sostenere un dibattito?

    La seconda illuminazione tratta proprio di questo. Non in generale, ma di come io riesco a sostenere un dibattito. Alla discussione sul libro partecipa anche un professore di cinema dell’Università di Torino, non è un vero e proprio dibattito, perché ognuno ha la sua parte. Chi introduce, l’autore e il professore. Il professore a un certo punto dice che nel cinema americano non ci sono donne produttrici fino agli anni Quaranta. Sobbalzo sulla sedia. Ma come? Partecipo a convegni internazionali che mirano proprio a togliere dall’oblio queste donne e ora lui me le ricaccia con una superbia irritante? Sì perché l’incipit alla segnalazione della mancanza di donne è questo “le mie colleghe femministe si arrabbiano quando dico che non ci sono produttrici, ma è così, non sono io maschilista lo è l’industria del cinema” … Un piccolo pensiero a Jessica Rabbit “Io non sono cattiva, è che mi disegnano così”.

    Visto che non c’è spazio per il dibattito, decido di fare le mie osservazioni fuori. Apriti o cielo. Innanzitutto mi urla contro. Ma casomai sono ignorante, non sorda. Poi la butta sul peso. Non ci sono donne di peso nella storia del cinema americano. Nessuna donna ha prodotto “Via col vento”. Poi la sfida: “se riesci a trovarmi una donna così ti stacco un assegno”.

    E la conversazione va avanti per un quarto d’ora. Il tasto su cui lui batte è che le donne non hanno peso storicamente né nel cinema né nelle altre arti. Inutili le ricerche che ne riscoprono i profili, perché tanto non cambiano la narrazione.

    Stamattina ecco l’illuminazione che ha il sapore del paradosso: come si può chiedere alle donne di avere peso simbolico, se nel contempo si offre loro un immaginario vincente di magrezza sul piano fisico?!?! Quanto il peso simbolico è legato a quello fisico? Ci può essere un conflitto tra questi due pesi? E se ci liberassimo dell’ossessione del peso e della magrezza potremmo acquistare maggior peso sul piano simbolico?

    Ma poi veramente lui pensa di essere pulito? Pensa davvero che nella sua posizione di potere non può contribuire al cambiamento della narrazione del cinema? Se l’industria coeva ha escluso queste donne dal mercato perché lui le deve ricacciare nell’oblio? E poi chi lo dice che queste donne volevano produrre kolossal? Solo una mente patriarcale e capitalista, che crede a una produzione neutrae a una linea di progresso evolutiva lineare dove le donne “finalmente” stanno acquisendo pari diritti e pari opportunità e quindi possono combattere ad armi pari con gli uomini nel mercato (cinematografico).

    Difficilmente si pensa che magari molte donne non hanno voglia di combattere e preferiscono fare altro. E ne godono di più. Come al solito è una questione di desiderio e di libertà.

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  • L’erotico come potere

    Se c’è una cosa che mi infastidisce molto è l’idea che le donne siano sempre divise in due categorie: le sante e le puttane. Narrate in questo modo siamo co-strette dentro un modello che non è quello scelto da noi. Siamo frustrate, in ogni caso, perché dobbiamo aderire ad un modello, altrimenti non siamo viste, considerate. E il non essere considerate è fonte di infelicità.

    La narrazione delle donne, storicamente, è sempre stata fatta a partire dal corpo. Le donne per molti secoli non hanno avuto un’anima, non hanno avuto un cervello. Non avendo pensieri l’unico modo in cui potevano essere considerate era a partire dal corpo. Anche oggi in molti casi è così. E lo vediamo dal masochismo con cui trattiamo il nostro corpo, noi donne. Anoressia, bulimia, sciatteria, interventi chirurgici sono solo alcuni esempi di come il corpo sia importante. E se è importante il corpo, è importante anche il piacere che passa, è prodotto, esce dal nostro corpo.

    Di conseguenza anche gli aspetti sessuali e sensuali sono fondamentali. C’è bisogno di indagare il nostro desiderio femminile, di autodeterminarlo, di esprimerlo al di fuori della narrazione maschile. Così non saremo più sante o madonne due facce di una stessa medaglia da cui ci dobbiamo liberare. E liberandoci da questi stereotipi, libereremo anche il senso di sorellanza con le altre donne, perché non saremo costrette a puntare il dito l’una contro le altre nell’asservimento a un modello maschile patriarcale che mira a dividere le donne tra loro.

    Vi propongo quindi un estratto di Audre Lorde sull’Use dell’erotico come potere 

    La parola “erotico” viene dalla parola greca “eros”, la
    personificazione dell’amore in tutti i suoi aspetti. Eros è nato dal
    Caos, e personifica il potere creativo e l’armonia. Quando parlo
    dell’erotico, dunque, ne parlo come di un’ asserzione della forza vitale
    delle donne; di quella potenziata energia creativa, la cui conoscenza e il
    cui uso stiamo ora rivendicando nel nostro linguaggio, nella nostra
    storia, nella nostra danza, nel nostro amore, nel nostro lavoro, nelle
    nostre vite. Ci sono frequenti tentativi di equiparare pornografia ed
    erotismo, due usi del sessuale diametralmente opposti. In seguito a questi
    tentativi, è diventato di moda separare lo spirituale dal
    politico, vederli come contraddittori o antitetici. Nello stesso
    modo, abbiamo separato lo spirituale e l’erotico, riducendo così lo
    spirituale ad un mondo di piatta affettazione – un mondo dell’ascetica che
    aspira a non sentire nulla. Ma tutto ciò è lontano dalla verità, perchè
    la posizione dell’ascetica è quella della massima pausa, della più grave
    immobilità. La severa astinenza dell’ascetica diventa l’ossessione
    dominante. Ed è quella non di un autodisciplina, ma di un
    auto-abnegazione. La dicotomia tra lo spirituale e il politico è
    anch’essa falsa,risultato di un’incompleta attenzione alla nostra
    consapevolezza erotica. Perchè il ponte che li connette è formato
    dall’erotico, dal sensuale, dalle espressioni fisiche, emotive e psichiche
    di ciò che è più forte,profondo e ricco entro ciascuna di noi: le
    passioni d’amore, nei suoi più profondi significati. La frase “sento che
    mi fa star bene” riconosce la forza dell’erotico come una vera
    consapevolezza; significa che ciò che si sente è la prima e più potente
    luce-guida verso ogni comprensione. E la comprensione è una ancella che
    può solo servire, o chiarificare,quella consapevolezza profondamente
    nata. L’erotico è la nutrice di tutta la nostra più profonda
    coscienza. L’erotico funziona per me in molti modi, ed il primo è nel
    potere che deriva dal condividere profondamente qualcosa con un’altra
    persona. Condividere la gioia, sia fisica che emotiva, psichicha o
    intellettuale crea un ponte tra coloro che la condividono che può essere
    la base per comprendere di più quello che non è condivisotra loro, e
    riduce la minaccia della loro differenza. Un altro modo importante in cui
    la relazione erotica agisce è la sottolineatura aperta e senza paura
    della mia capacità di gioia. Come il mio corpo si distende con la musica e
    si apre in risposta ad essa, ascoltando i suoi ritmi più profondi, così
    ad ogni livello del sentire mi apro all’esperienza eroticamente
    soddisfacente, sia essa danzare, costruire uno scaffale, scrivere un
    poema, esaminare un’idea. Quando questa relazione con me stessa è
    condivisa, è una misura della gioia che so di poter sentire, un promemoria
    della mia capacità di sentire. E quella profonda e insostituibile
    conoscenza della mia capacità di gioia mi porta ad esigere che tutta la
    mia vita venga vissuta nella consapevolezza che questa soddisfazione è
    possibile, e non deve essere chiamata matrimonio, nè dio, nè un’altra
    vita. Questa è una delle ragioni per cui l’erotico è così temuto, è così
    spesso relegato nella camera da letto, oppure non viene addirittura
    riconosciuto.Perchè una volta che cominciamo a sentire profondamente
    tutti gli aspetti delle nostre vite,cominciamo ad esigere di sentirci, e
    che le occupazioni delle nostre vite ci facciano sentire in sintonia
    con quella gioia di cui sappiamo essere capaci. La nostra consapevolezza
    erotica ci potenzia e diventa una lente attraverso la quale scrutiamo
    tutti gli aspetti della nostra esistenza; e ci obbliga a valutare questi
    aspetti onestamente,nei termini del loro relativo significato nelle
    nostre vite. E questa è una seria responsabilità, proiettata all’interno
    di ciascuna di noi, che non ci permette di accontentarci di ciò che è
    conveniente, scadente di accettare l’aspettativa convenzionale, la
    semplice sicurezza. Durante la seconda guerra mondiale, compravamo
    pacchetti sigillati di bianca e incolore margarina,con una minuscola
    pillola colorata di giallo intenso collocata come un topazio proprio
    dentro l’involucro chiaro del pacchetto. Dovevamo lasciare la margarina
    fuori per un pò ad ammorbidire, e poi dovevamo sbriciolare la pillola nel
    pacchetto, distribuendo il ricco colore giallo dentro la massa soffice e
    pallida della margarina. Poi prendendola attentamente tra le
    dita, dovevamo impastarla dolcemente avanti e indietro, ancora e
    ancora, finchè il colore non si fosse amalgamato in tutta la libbra di
    margarina, lasciondola completamente colorata. Considero l’erotico come un
    simile nucleo in me stessa. Quando viene liberato dalla sua costrittiva
    pillola, fluisce e colora intensamente la mia vita con una energia che
    innalza, sensibilizza e rafforza tutta la mia esperienza.

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  • La solidarietà femminile, un tesoro culturale e politico

    Siamo in tempo di elezioni … ma dai? mica ce ne eravamo accorte … non si può più guardare la televisione, camminare per le città, interagire su facebook o altri siti senza essere investite da un inquinamento visivo e uditivo di candidati e candidate che richiedono la nostra attenzione per avere il nostro voto. 


    Una delle novità di queste elezioni sono **** le donne **** 
    Ci rendiamo conto? Più della metà della popolazione è considerata una novità il che la dice lunga sull’attenzione che il potere politico pone alla società di cui dovrebbe essere espressione. 

    Sappiamo già che cosa penso rispetto ai partiti politici – vedete il post sul manifesto di Simone Weil e la soppressione dei partiti politici, appunto – tuttavia visto che mi pare lontana questa possibilità – e non basta cambiare i nomi per cambiare la sostanza delle cose [quindi per me anche i movimenti, collettivi, etc etc sono sostanzialmente partiti perché replicano la struttura piramidale del potere]. Il mio contributo attivo sarà quindi quello di dare qualche indicazione alle donne e agli uomini per cambiare il modo in cui gestiscono il Potere 



    Le donne credono che ascoltare e sostenere l’altra persona sia uno dei modi fondamentali attraverso cui si manifesta l’amore. Sentono che in un rapporto personale è fuori luogo essere competitive, distanti o emotivamente non in sintonia. La capacità di osservazione e di ascolto dei sentimenti interiori degli altri è una risorsa culturale enorme. I rapporti interattivi, che si fondano su tali capacità, rappresentano un buon modello per tutte le relazioni e anche per le istituzioni politiche e sociali;tuttavia si tratta di abilità potenzialmente pericolose per le donne in un rapporto personale non paritario in cui i loro bisogni emotivi non vengano appagati, per esempio quando un uomo fa il divo e la donna viene relegata a un ruolo secondario. 


    La disponibilità femminile è stata tanto ridicolizzata che oggi, purtroppo, molte donne cercano di reprimere questa e altre qualità a causa della grande pressione esercitata dalla società. Si pensi a situazioni come quelle che si verificano, per esempio, nel mondo del lavoro, dove si chiede loro di assumere un comportamento “più maschile” di “controllare i propri sentimenti”, di “non parlare troppo”, cioè di essere “assertive” per usare una parola oggi in voga. 


    Non staremmo tutti molto peggio se le donne non mettessero più a disposizione le loro qualità relazionali, quali la capacità di essere premurose, di sostenere l’altra persona e di prendersene cura, di giocare ad essere “lievi”?Invece di ridicolizzarle, la società dovrebbe apprezzarle. Gli uomini dovrebbero imparare a essere più affettuosi, a divertirsi di più e ad essere più aperti, più muliebri, meno rigidi e ipnotizzati dalla competizione maschile.


    [Shere Hite – La solidarietà femminile, un tesoro culturale]

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  • eccola…

    Finalmente ho tempo e agio per scrivere il primo post… avrei potuto iniziare anche prima, ma preferisco fare una sorta di introduzione ufficiale a questo spazio virtuale che finalmente mi sono decisa ad occupare – traslando quell’occupy the net che apre alla libertà di informazione – ringraziando tutte le magnifiche persone che costellano la mia vita in questo momento! Proprio grazie a loro e per loro ho scelto di intitolare il blog “Cambiare il mondo senza prendere il Potere” dove il potere con la P maiuscola rappresenta un modo di vivere che non ci appartiene ma a cui molti e molte si assoggettano sperando in una vita più soddisfacente. Il potere – quello indicato con la p minuscola – è una forza di cui dispone ogni persona che sta abitando la Terra in questo momento. Basta solo vederlo all’opera … è quello che mi propongo di fare in questi miei post. Vorrei evitare le recriminazioni e le delusioni, piuttosto voglio porre l’attenzione sugli aspetti positivi – nascosti, sconosciuti, non valorizzati – che accompagnano ogni nostra azione sulla scorta di ciò che dice Rebecca Solnit in Speranza nel buio. Guida per cambiare il mondo Fandango Libri 2005 “Questo libro – per noi questo blog – racconta storie di vittoria e opportunità perché le sconfitte e i disastri sono già stati sufficientemente documentati; esiste non per opporsi o per negarli, ma in simbiosi con loro o forse come piccolo contrappeso alla loro stazza” (p.19).

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