• 8 marzo: una giornata di Lotta e di Azione

    L’8 marzo è la Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne, chiamata a volte Festa della Donna con tutto ciò che ne consegue per il nostro immaginario (festa = divertimento, festa della donna e allora quella degli uomini quando è? festa della donna = festa della mamma = festa del papà = san Valentino… ) Mi sembra giusto quindi raccontarvi oggi di Clara Zetkin, teorica marxista e politica tedesca, attivista per i diritti delle donne, che è stata l’organizzatrice delle Prima Giornata Internazionale delle Donne il 19 marzo 1911.

    Durante la Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste di Copenaghen (agosto 1910) Clara Zetkin insieme a Luise Sietz, propone l’istituzione ufficiale di un giorno nel quale celebrare le battaglie femminili del passato e protestare per i diritti ancora da conquistare. Inoltre durante la prima guerra mondiale organizzò una conferenza internazionale delle donne socialiste contro la guerra a Berlino. A causa di questa sua posizione pacifista fu arrestata diverse volte durante la grande guerra.

    Clara Zetkin


    Clara scriveva “Tutte le donne, qualunque sia la loro posizione, dovrebbero esigere l’uguaglianza politica come mezzo per una vita più libera”. Secondo voi è importante avere una data in cui le donne possano scendere in piazza ed ottenere visibilità, rivendicando il diritto alla propria emancipazione e autodeterminazione, ancora oggi?

    In italiano l’8 marzo prende piede soprattutto a partire dal secondo dopoguerra e attraverso un fiore simbolo: la mimosa. Forse non tutte (e tutti) sappiamo che la scelta della mimosa come fiore simbolo si deve a Teresa Mattei, partigiana e politica, la più giovane donna a essere eletta nell’Assemblea Costituente. Alla scelta di Luigi Longo, segretario del PCI, di usare le violette come in Francia, Teresa Mattei insieme a Rita Montagnana e Teresa Noce, propone l’uso delle mimose: un fiore più povero e diffuso nelle campagne. «quando nel giorno della festa della donna vedo le ragazze con un mazzolino di mimosa penso che tutto il nostro impegno non è stato vano».

    Teresa Mattei con un mazzo di mimose


    Ma Teresa non ha “solo” inventato il simbolo dell’8 marzo in Italia, ha partecipato attivamente alla redazione della Costituzione, ad esempio dell’art.3 sull’uguaglianza dei cittadini e delle cittadine. “È nostro convincimento, che, confortato da un attento esame storico, può divenire certezza, che nessuno sviluppo democratico, nessun progresso sostanziale si produce nella vita di un popolo se esso non sia accompagnato da una piena emancipazione femminile; e per emancipazione noi non intendiamo già solamente togliere barriere al libero sviluppo di singole personalità femminili, ma intendiamo un effettivo progresso e una concreta liberazione per tutte le masse femminili e non solamente nel campo giuridico, ma non meno ancora nella vita economica, sociale e politica del Paese.”

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  • Olympe de Gouges e la Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina

    Ogni 3 novembre davanti al Panthéon a Parigi si riuniscono centinaia di persone per chiedere un atto simbolico: l’accesso al luogo simbolico più importante di Francia delle spoglie della drammaturga e saggista francese Marie Gouze (Olympe de Gouges, 7 maggio 1748 – 3 novembre 1793).

    Olympe de Gouges

    Marie/Olympe è ricordata per essere l’autrice della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791) dove dichiara l’uguaglianza tra donne e uomini, la Dichiarazione dell’uomo e del cittadino se l’era scordata. La Rivoluzione Francese che poniamo a base dei nostri ordinamenti repubblicani occidentali (libertà, uguaglianza, fratellanza) si manifesta subito come un paese maschilista che esclude progressivamente le donne che avevano partecipato alla Rivoluzione dalla gestione della cosa pubblica.

    “Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di potersi costituire in Assemblea nazionale. Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi, hanno deciso di esporre, in una Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna, affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro senza sosta i loro diritti e i loro doveri, affinché gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo essere paragonati ad ogni istante con gli scopi di ogni istituzione politica, siano più rispettati, affinché le proteste dei cittadini, fondate ormai su principi semplici e incontestabili, si rivolgano sempre al mantenimento della Costituzione, dei buoni costumi, e alla felicità di tutti. In conseguenza, il sesso superiore sia in bellezza che in coraggio, nelle sofferenze della maternità, riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’essere supremo, i seguenti Diritti della Donna e della Cittadina.”

    Manifestazione per la Panthéonisation di Olympe de Gouges

    Finì ghigliottinata, ma il suo ricordo e la sua azione politica rimangono in noi che ogni giorno lottiamo contro il patriarcato!

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  • Sojourner Truth e l’abolizione della schiavitù negli Stati Uniti

    Il 2 dicembre di ogni anno si celebra la Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù. La data è stata scelta per ricordare il 2 dicembre 1949, data di approvazione da parte dell’Assemblea generale dell’ONU per la repressione del traffico di persone e dello sfruttamento della prostituzione altrui. Voglio quindi raccontare di una donna che ha fatto molto per l’abolizione della schiavitù negli Stati Uniti e che però è poco conosciuta a livello internazionale: Sojourner Truth.

    Sojourner nacque schiava e allora si chiamava Isabella Bomfree. Dopo la morte del primo padrone, fu venduta quattro volte e sottoposta a duro lavoro fisico, stupri e punizioni violente. Ancora adolescente venne fatta sposare con un altro schiavo, molto più anziano di lei, da cui ebbe 5 figli. Nel 1827, un anno prima della abolizione della schiavitù per lo stato di New York, Sojourner prende la figlia Sophia e scappa da una famiglia abolizionista che la riscatta per 20 dollari. Come donna libera diventa un’oratrice e cambia appunto il suo nome in Sojourner Truth (la verità di Sojourner).

    Sojourner Truth

    Come predicatrice itinerante incontra diversi abolizionisti e attiviste per i diritti delle donne, tra cui Elizabeth Cady Stanton e Susan B. Anthony, abbracciandone gli obiettivi.
    Nel 1851, Sojourner inizia un tour di conferenze che includeva dei passaggi sui diritti delle donne e ad Akron, in Ohio, tiene il il famoso discorso “Ain’t I a Woman?” (Non sono forse una donna?) nel quale sfida gli stereotipi prevalenti di inferiorità e disuguaglianza razziale e di genere.

    Sojourner Truth, Ain’t I A Woman?

    Quell’uomo laggiù dice che una donna ha bisogno di essere aiutata a salire in carrozza e sollevata attraverso i fossi e ha bisogno di avere ovunque il posto migliore.
    Nessuno mi ha mai aiutata a salire in carrozza o ad attraversare pozzanghere di fango o mai mi ha dato un posto migliore…
    E non sono io forse una donna?
    Guardami! Guarda il mio braccio!
    Ha arato e seminato e riempito i granai e nessun uomo poteva tenermi testa…
    E non sono io forse una donna?
    Potevo lavorare tanto e mangiare quanto un uomo quando riuscivo a mangiare e sopportare anche la frusta.
    E non sono io forse una donna?
    Ho fatto nascere 13 figli e li ho visti venduti quasi tutti come schiavi e quando ho gridato il dolore di una madre
    nessuno mi ha ascoltato se non Gesù…
    E non son io forse una donna?
    Quell’ometto vestito di nero dice che
    una donna non può avere gli stessi diritti di un uomo perché Cristo non era una donna.
    Da dove è arrivato il tuo Cristo? Da Dio e una donna!
    L’uomo non ha avuto nulla a che fare con lui!
    Se la prima donna che Dio ha creato
    è stata forte abbastanza da capovolgere il mondo tutta sola, insieme le donne dovrebbero essere capaci di rivoltarlo ancora dalla parte giusta.

    Parte del discorso di Sojourner Truth

    Sojourner parla ripetutamente in pubblico di abolizione della schiavitù, dei diritti delle donne, di riforma del sistema carcerario e si appella al parlamento del Michigan per l’abolizione della pena di morte. Nel frattempo aiuta gli schiavi a fuggire verso la libertà e quando inizia la guerra civile americana, esorta i giovani afroamericani a unirsi alla causa dell’Unione organizzando le forniture per le truppe.

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