Utopia & Realismo
Ieri sera ho visto un servizio sui Rai5 che mi ha colpito molto e di cui vorrei parlare perché in questi giorni sto pensando molto ai piccoli gesti che rendono il mondo un posto speciale. Ciò di cui vi parlerò è un grande progetto, un’idea immensa e rivoluzionaria che però non trova spazio in un nostro telegiornale o nelle trasmissioni di approfondimento giornalistico. Dopo tre settimane in giro per il Sudamerica mi sono accorta di quanto siamo stritolati e stritolate (le donne sempre un po’ di più) dal gossip o da chi utilizza la nostra rabbia, frustrazione, depressione per la propria carriera o i propri interessi.
Quest’uomo si chiama Gordon Sato ed è un biologo americano – ma di evidenti origini giapponesi – che sta portando avanti da tutta la vita un progetto che si chiama Manzanar. http://themanzanarproject.com/index.html
Il progetto è così utopico e nello stesso tempo molto pratico: da trent’anni Gordon pianta mangrovie in Eritrea. E questo dovrebbe farci interessare in prima persona in quanto l’Eritrea fu una colonia italiana per molti anni e come spesso accade una rielaborazione storica non avviene. L’Eritrea oggi è anche uno dei paesi più poveri della Terra a causa del clima desertico che rende quasi impossibile praticare un’agricoltura di sussistenza.
Ecco che quindi il progetto di Gordon Sato acquista quindi un valore aggiunto e che meriterebbe, già solo per il suo coraggio, visibilità. Dal 1987 a oggi sono state piantate circa 800.000 mangrovie. La presenza delle mangrovie ha permesso la prolificazione di molti pesci rendendo così praticabile la pesca. E il pesce è un alimento importante per la dieta umana. Non solo, le mangrovie diventano anche possibile cibo per le pecore e le capre creando così un’agricoltura di sussistenza.
Il progetto Manzanar ha ricevuto alcuni riconoscimenti a livello internazionale che fanno ben sperare per il proseguimento del progetto e per la possibilità che venga replicato in altre parti del mondo. Attualmente sono partite sperimentazioni in Mauritania e si pensa di poter piantare Mangrovie in buona parte del deserto del Sahara in modo da combattere anche il riscaldamento globale.
Ma c’è qualcosa di più, che merita attenzione in questo progetto. Ed è il titolo: The Manzanar Project. Il Manzanar è il più (????) conosciuto campo di concentramento americano durante la seconda guerra mondiale. In quel campo Gordon fu imprigionato con la sua famiglia e riuscì nel 1944 a conseguire il diploma. Divenne poi biologo e professore di importanti università ma fu proprio questa esperienza che gli segnò la vita anche in modo positivo, visto che il suo progetto è stato fortemente segnato dagli anni passati nel campo.
4 commenti
Minerva
Tu riesci sempre a trovare questi racconti di persone che hanno saputo fare della propria sventura un'opportunità positiva per sé e per gli altri. Sei molto incoraggiante 🙂
salvatore
il mondo ha necessita' di uomini cosi'. Gordon sei un grande !
claudia morabito
Bellissimo articolo e bella persona il prof. Sato, ecco la dimostrazione che con poco denaro e molta buona volontà si possono risolvere problemi atavici. Il bello è che oltre a risolvere un problema economico tale iniziativa ne risolve anche uno ecologico.
Aurora Leigh
ciao Claudia, scusa il ritardo con cui ho postato il tuo commento, in questi mesi ho tralasciato il blog, ma ora eccolo qui! grazie per ciò che hai scritto!!! 😀