• sì! viaggiare

    Qualche giorno fa ho scritto che un viaggio è sempre un piccolo miracolo perché ci permette di vedere posti magnifici e di riflettere su molte cose, noi stessi, i nostri rapporti, le scelte che abbiamo fatto e che dobbiamo fare.

    Più aumenta la distanza fisica e mentale dal nostro modo di vivere quotidiano più riusciremo a trovare le risposte ai nostri dubbi e alle nostre domande.

    Così in mezzo a qualche foto del Sinai ecco dei pensieri vagabonding 

    Andarsene da casa è una specie di perdono e,
    quando si arriva tra sconosciuti, ci si stupisce del fatto che sembrino persone per bene.
    Nessuno vi deride o spettegola su di voi, nessuno invidia i vostri successi o gode per le vostre sconfite.
    Dovete ricominciare, è una specie di redenzione.
    [Garrison Keillor, Leaving Home

    A volte dobbiamo fuggire nelle solitudini aperte, nell’assenza di scopi, nella vacanza morale consistente nel correre puri rischi, per affilare la lama della vita, per saggiare le difficoltà ed essere costretti a sforzarsi disperatamente, vada come vada.
    [George Santayana, The Philosophy of travel]

    Il piacere di viaggiare è tutto negli ostacoli, nella fatica e anche nel pericolo. Che fascino possiamo trovare in un’escursione in cui siamo sempre sicuri di raggiungere la meta, di avere i cavalli che ci aspettano, un letto morbido, un’ottima cena e tutti gli agi e le comodità di cui possiamo godere anche a casa nostra?
    Una delle grandi disgrazie della vita moderna è la mancanza di soprese e l’assenza di avventure. Tutto è così ben organizzato.
    [Théophile Gautier, Espana]

    Spesso sento che vado in zone lontane del mondo solo per ricordarmi chi sono… Quando ci si priva del proprio ambiente, degli amici, delle abitudini quotidiane, del frigorifero pieno di cibo, dell’armadio pieno di abiti, si è costretti a vivere un’esperienza diretta che, inevitabilmente, vi fa capire chi veramente sta facendo quella esperienza. Non è sempre comodo, ma rinvigorisce sempre.
    [Michael Crichton, Viaggi

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  • Vagabonding

    Tra un paio di giorni parto per l’Australia.
    La scusa del viaggio è un convegno di cinema.
    La vera motivazione è mettermi alla prova … viaggiare da sola in un contesto completamente sconosciuto.

    Qualche anno fa ho comprato, su consiglio di una preziosa amica, un libro altrettanto prezioso
    Vagabonding. L’arte di girare il mondo di Rolf Potts (Edizioni Ponte alle Grazie).

    Ed ora eccomi qui a pensare al mio viaggio. Un mese di quasi totale libertà. Quasi perché al giorno d’oggi è veramente difficile pensare di uscire dal reticolo tecnologico che ci circonda.

    Però saranno giorni da inventare, quelli dopo il convegno.
    Disporrò di una libertà che apre e che intimorisce allo stesso tempo perché non si è più abituati.

    Così per darmi un po’ di coraggio e per condividere questa esperienza, ho pensato di inserire alcune citazioni dal libro.

    Se avete costruito castelli in aria,
    il vostro lavoro non sarà sprecato:
    è quello il posto in cui devono stare.
    E adesso metteteci sotto delle fondamenta.
    Henry David Thoreau, Walden
    Il vagabonding non è soltanto un rituale che include vaccinazioni e valigie da fare, ma è piuttosto la pratica costante della ricerca e dell’apprendimento, dell’affrontare paure e modificare abitudini, del coltivare un nuovo incanto per popoli e luoghi. 



    Viaggiare è il modo migliore
    per salvare l’umanità dei luoghi,
    preservandoli dall’astrazione
    e dall’ideologia.
    Pico Iyer, Why we travel



    Il vagabonding è come un pellegrinaggio senza meta: non è una ricerca di risposte, bensì una celebrazione dell’interrogare, un abbraccio all’ambiguo e un’apertura verso tutto ciò che incrocia il nostro cammino.
     

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