• Clara Zetkin e la nascita della Giornata Internazionale delle Donne

    La Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne, chiamata a volte Festa della Donna con tutto ciò che ne consegue per il nostro immaginario (festa = divertimento, festa della donna e allora quella degli uomini quando è? festa della donna = festa della mamma = festa del papà = san Valentino… ) è avvolta, come tutta una serie di date ormai simbolo, da leggende e invenzioni che si ripropongono l’8 marzo di ogni anno.

    L’organizzatrice delle Prima Giornata Internazionale delle Donne, il 19 marzo 1911, è stata Clara Zetkin, teorica marxista e politica tedesca, attivista per i diritti delle donne. Durante la Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste di Copenaghen (agosto 1910) Clara Zetkin insieme a Luise Sietz, propone l’istituzione ufficiale di un giorno nel quale celebrare le battaglie femminili del passato e protestare per i diritti ancora da conquistare. Non una festa quindi ma un giorno di lotta.

    Clara Zetkin è stata anche una convinta pacifista. Durante la prima guerra mondiale organizzò una conferenza internazionale delle donne socialiste contro la guerra a Berlino. E a causa di questa sua posizione pacifista fu arrestata diverse volte durante la Grande Guerra.



    Clara scriveva “Tutte le donne, qualunque sia la loro posizione, dovrebbero esigere l’uguaglianza politica come mezzo per una vita più libera”. Secondo voi è importante avere una data in cui le donne possano scendere in piazza ed ottenere visibilità, rivendicando il diritto alla propria emancipazione e autodeterminazione, ancora oggi?

    condividimi!
  • Ines Pisoni dalla Resistenza alla Lotta per la Parità Salariale

    Tra le date fondamentali del Calendario Civile italiano ci sono il 25 aprile e l’1 maggio e una donna che insieme le rappresenta: Ines Pisoni.

    Ines Pisoni (Trento, 28 apr. 1913 – Roma, 4 ott. 2005) è stata partigiana e dirigente sindacale, protagonista della CGIL nella seconda metà del Novecento e degli studi e delle lotte per la parità salariale.

    Entra nella Resistenza in Romagna, come dirigente del Partito Comunista clandestino e organizzatrice dei Gruppi di Difesa della Donna. Per l’impegno nella lotta di Liberazione le è stata attribuita la cittadinanza onoraria a Ravenna. Ines racconta la propria esperienza nell’autobiografia Mi chiamerò Serena.

    Dopo la guerra viene chiamata a Roma alla direzione del PCI, dove rimane fino al 1946. Dal 1948 si impegna nell’Unione Donne Italiana soprattutto nell’ambito dell’infanzia e dell’emancipazione della donna, poi nella CGIL, dove svolge un ruolo primario nella battaglia per la conquista della parità salariale. Negli anni Sessanta diventa osservatrice per la Federazione Sindacale Mondiale del Bureau International du Travail e partecipa alla Commissione della condizione della donna all’Onu. Scrive l’opera più importante in Italia sulle differenze salariali, Parità di salario per le donne italiane, in cui racconta le lotte delle lavoratrici dall’Unità d’Italia. Un’opera ancora oggi molto attuale!

    condividimi!
  • Anna Brontë (o del potere delle azioni positive)

    📚♀️ Azioni Positive ♀️📚
    (questo è il modo che mi piace per promuovere la conoscenza e il lavoro delle donne)

    Oggi è il 200 anniversario di nascita di Anne Brontë (17 gennaio 1820 – 28 maggio 1849) forse la meno conosciuta delle tre sorelle scrittrici inglesi.

    Anne Bronte ritratta dalla sorella Charlotte

    Insieme alle sorelle Emily e Charlotte, Anne pubblicò le sue poesie, nel 1845, sotto lo pseudonimo di Acton Bell. Poi scrisse i romanzi Agnes Grey e La signora di Wildfell Hall.

    “È stupido desiderare la bellezza. Le persone di buon senso non la desiderano mai per se stesse o si curano che vi sia negli altri. Se la mente sarà ben coltivata, e il cuore ben disposto, nessuno si interesserà mai dell’aspetto esteriore.”

    Per ricordarla la biblioteca comunale di Trento ha creato uno spazio per le sorelle Brontë. Pensate come sarebbe bello ampliare queste azioni positive!!

    condividimi!
  • Storia delle Donne – Come capitalizziamo il “di più” femminile nella Scienza?

    Oggi vi voglio parlare di donne e scienza e in particolare di come capitalizziamo le scoperte scientifiche e il lavoro delle tante scienziate.

    Molto spesso quando si parla del rapporto Donne e Scienza si parla di Effetto Matilda o di difficoltà delle ragazze a scegliere materie della STEM. Tuttavia, cosa sappiamo delle nostre Antenate in campo scientifico? Esiste una capitalizzazione di ciò che hanno fatto le Scienziate?

    Vi faccio qualche esempio.

    18 luglio 1898 – Maria Skłodowska (Marie Curie) e Pierre Curie annunciano la scoperta di un nuovo elemento che chiamano Polonio.

    «Crediamo che la sostanza che abbiamo tratto dalla pechblenda contenga un metallo non ancora segnalato, vicino al bismuto. Se l’esistenza di questo metallo verrà confermata noi proponiamo di chiamarlo Polonio» (in onore della Polonia, paese d’origine della scienziata naturalizzata francese e in “aiuto” alla causa dell’indipendenza polacca dall’impero russo).

    Marie Curie vince il Premio Nobel per la fisica (insieme al marito e a Henri Becquerel) nel 1903 e il Premio Nobel per la Chimica nel 1911 ed è oggi considerata una delle scienziate più importanti del Novecento (e riposa al Pantheon insieme al marito una delle poche donne a ricevere tale onore).

    19 luglio 1921 – nasce Rosalyn Sussman Yalow, Premio Nobel Medicina 1977.

    “È di New York (Bronx). È una donna. È ebrea.” Con queste parole la Purdue University rifiutò la sua candidatura come assistente di fisica all’università, dopo la laurea. Eppure la determinazione e la caparbietà spinsero Rosalyn a sviluppare una nuova tecnica diagnostica – conosciuta come RIA (radioimmunoassay, ovvero dosaggio radioimmunologico) – che, attraverso l’uso di reagenti radioattivi, consente di misurare la concentrazione di ormoni e altre molecole all’interno del corpo. 

    E per questo ricevette il nobel nel 1977. quando Science ha pubblicato la dissertazione tenuta in occasione della consegna del premio, la scienziata ha chiesto che fosse allegata la lettera di rifiuto ricevuto ventidue anni prima dal Journal of Clinical Investigation. 

    Ecco le sue parole a Stoccolma un’ispirazione per tutte/i noi: “Non dobbiamo aspettarci che nell’immediato futuro tutte le donne possano ottenere piena uguaglianza e pari opportunità. Dobbiamo credere in noi stesse o nessuno crederà in noi; dobbiamo alimentare le nostre aspirazioni con la competenza, il coraggio e la determinazione di riuscire; e dobbiamo sentire la responsabilità personale di rendere più semplice il cammino per chi verrà dopo”.

    20 luglio 1969 – 50 anni dall’allunaggio – perché solo blog e siti femministi parlano delle donne che parteciparono all’impresa? E perché in generale non parliamo di astronome, illustratrici e della partecipazione femminile alle scoperte scientifiche.

    In un’epoca nella quale non si pensava certo a conquistare la Luna, l’incisora e illustratrice scientifica Maria Clara Eimmart crea oltre 350 disegni delle fasi della luna dall’osservazione attraverso un telescopio (Micrographia stellarum phases lunae ultra 300). Queste rappresentazioni sono diventate la base per una nuova mappa lunare. Dieci di queste tavole sono oggi conservate al Museo della Specola di Bologna.

    condividimi!
  • Il D-Day di Martha Gellhorn

    Quest’anno ricorrono i 75 anni dello sbarco in Normandia. E come ogni anniversario che si rispetti grandi festeggiamenti. Donald Trump e Melania sono andati in Inghilterra poi in Francia per rendere onore insieme a Elisabetta II, alla famiglia reale inglese, a Macron e ad altri capi di stato agli uomini che hanno reso possibile il D-Day.

    Così ho fatto qualche ricerca e ho scoperto una donna pazzesca: Martha Gellhorn l’unica (forse mi piace più così) donna a sbarcare nell’operazione D-Day insieme a 155 mila uomini.

    Chi era Martha Gellhorn? Era una reporter ed è considerata oggi una delle più grandi corrispondenti di guerra del XX secolo proprio perché nei suoi sessant’anni di carriera è stata infatti testimone dei più importanti conflitti internazionali.

    Nonostante esistessero già corpi militari femminili, ufficialmente le donne non potevano combattere in prima linea. Così per documentare il D-Day fu costretta a imbarcarsi come clandestina. Non poteva neanche partecipare come inviata ufficiale poiché la rivista per cui scriveva (il Collier’s Weekly) le aveva preferito l’allora marito Ernest Hemingway (che non era loro dipendente, ma era una firma prestigiosa). Non disponendo delle credenziali necessarie, pur di essere presente all’evento Martha si nascose nei bagni di una nave ospedale e poi sbarcò sulla spiaggia fingendosi un barelliere: nella confusione nessuno si accorse che era una donna. Anni dopo avrebbe detto: «Seguivo la guerra ovunque riuscissi a raggiungerla».

    Ciò che mi ha colpito di più a dirla tutta sono le parole di Ernest Hemingway che sempre più irritato dalle lunghe assenze della moglie, mentre Martha era sul fronte italiano nel 1943 le scrisse in una lettera: “Are you a correspondent, or wife in my bed?” (“Sei una corrispondente, o moglie nel mio letto?”).

    Come a dire gli uomini fanno la storia, le donne stiano a casa a fare le mogli, creature create per compiacere gli uomini, per i loro desideri.

    Fortunatamente nel 1945 divorziarono. Ma oggi tutti/e noi sappiamo bene o male chi è Ernest Hemingway pochi/e chi è Martha Gellhorn e ciò che ha fatto (per esempio è stata la prima giornalista a portare testimonianza del campo di concentramento di Dachau, appena dopo la liberazione).

    condividimi!
  • Notte dei Musei 2019 – Santa Caterina Treviso

    Iera sera ho approfittato della Notte dei Musei 2019 per visitare la Pinacoteca di Santa Caterina a Treviso. Una bella visita, ma poi mi manca sempre qualcosa. Perché? Perché mi occupo di Storia delle Donne e mi accorgo che negli incontri generalisti di Donne si parla sempre poco.

    Così in questo post vorrei dare qualche indicazione per visitare la Pinacoteca se si cercano materiali rispetto alle Donne. Innanzitutto mi pare importante sottolineare che la Pinacoteca nasce e cresce grazie a lasciti importanti, il primo e probabilmente più importante risale al 1847, quando la contessa Margherita Grimaldi Prati destinò al Comune la propria eredità, consentendo la costituzione di una Pinacoteca, all’epoca inesistente. Tra i lasciti poi ci saranno anche quelli di Luigia Codemo, Luisa Gregorj e Teresita Lorenzon Gaetani.

    Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è ritratto-contessa.jpeg
    Ritratto della contessa Margherita Grimaldi Prati di Andrea Appiani (fotografia)

    Nella sala 6 mi hanno colpito due quadri di Domenico Capriolo, Allegoria della Geometrica e dell’Idraulica con stemmi della Famiglia Benaglio e Natività (La Levatrice Incredula) che probabilmente si rifà a una tradizione consolidata ma sconosciuta nell’immaginario comune.

    Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 13_domenico-capriolo-nati.jpg
    Domenico Capriolo, Natività (La Levatrice Incredula, sec. XVI)

    Nella sala 8 il quadro di Ludovico Pizzoserrato, Concerto all’aperto porta con sé l’enigma di essere forse parte di un quadro più grande, ma nello stesso tempo ci racconta di donne che suonavano e partecipavano ai concerti.

    Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Lodewijk_Toeput_-_Concert_in_a_villa_courtyard-766x1024.jpg
    Ludovico Pozzoserrato, Concerto all’aperto (sec. XVI)

    Nella sala 9 Wunderkammer, ricostruzione di un Gabinetto delle Curiosità o delle Meraviglie, troviamo tra le medaglie commemorative ritratti di Isotta degli Atti, Emilia di Montefeltro e Eleonora d’Aragona realizzate da Matteo de’ Pasti.

    Nella manica lunga mi ha colpito il quadro di Antiveduto Gramatica Santa Cecilia e due angeli musicanti soprattutto per la visione “alternativa” del quadro che è stata sollevata recentemente, ossia che uno degli angeli sia un’arpista alla corte dei Gonzaga.

    Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è antiveduto.jpeg
    Antiveduto Gramatica, Santa Cecilia e due angeli musicanti

    Mi dispiace molto che nella visita guidata non si sia dato spazio alle opere di Rosalba Carriera, che ho intravisto velocemente mentre un usciere sollecitava l’uscita.

    Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è rosalba.jpg

    Questo in sintesi ciò che ho recuperato di Storia delle Donne mentre ascoltavo la visita guidata. Ci sono molte domande che mi frullano in testa, e che cercherò di approfondire perché é fondamentale ricostruire ciò che le donne hanno fatto nel passato.

    condividimi!
  • Il nucleo centrale

    “Imparate a nutrire in voi un pensiero centrale, come un nucleo,
    come un focolaio attorno al quale verrà a organizzarsi tutto il
    resto. Attorno a questo nucleo potranno formarsi vari cerchi, ma
    al centro deve esserci un unico pensiero. È a questa condizione
    che darete significato e coerenza alla vostra vita. Non è
    proibito avere la mente piena di idee e di progetti, ma si può
    costruire qualcosa di solido partendo unicamente da un punto centrale.
    Pochi uomini e donne si alzano al mattino con un’idea
    fondamentale che guiderà la loro attività e il loro
    comportamento durante tutta la giornata. Sin dal risveglio, i
    più si agitano in tutti i sensi; escono di casa, rientrano, e la
    sera si coricano esausti, per poi ricominciare l’indomani:
    avranno forse altri pensieri, ma altrettanto disordinati.
    Decidano finalmente di essere abitati e guidati da un’idea, e
    allora altre forze si risveglieranno – forze che essi nemmeno
    conoscono e che pure sono presenti nel loro subconscio e nelle
    cellule del loro corpo – sostenendoli nei loro sforzi, così
    che si sentiranno illuminati, aiutati e guidati. L’idea che
    dovete porre al centro della vostra vita può tradursi con una
    sola parola: luce.”

    Omraam Mikhaël Aïvanhov

    Portare luce non è sempre facile, ma ci si può provare … 

    condividimi!
  • RADICALITA’

    Oggi ho letto una frase che mi è piaciuta molto e che ben riassume e sintetizza i miei pensieri nelle ultime settimane.

    Desiderare il massimo, cominciare da qualcosa.

    Troppo spesso ci si perde in discorsi sui massimi sistemi, troppo spesso si delega la propria soggettività e il proprio desiderio ad altri: famiglia, partner, amicizia, lavoro, istituzioni.

    Esprimere la nostra soggettività significa anche fare, con ciò che abbiamo a disposizione. Il resto verrà. Il fare, il condividere questo fare, narrarlo ad altri e ad altre, ispirare. Ecco ciò che possiamo fare per per riprendere in mano la nostra vita.

    condividimi!